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Le mie letture

L’isola di Arturo di Elsa Morante

A scuola i classici erano una lettura forza e resi poco interessanti. Ecco perché sono giunta alla veranda età di 30 anni per leggere L’isola di Arturo di Elsa Morante in questa bella edizione Einaudi degli anni ’90. È stata una sorpresa per la densità del testo, che confesso di aver fatto fatica a seguire alcuni passaggi. L’altro aspetto è la costruzione psicologica dei personaggi , una trama fitta li analizza in ogni loro gesto e pensiero.

Siamo di fronte a un romanzo di formazione dalla struttura classica, in cui primeggia l’amore per il racconto e la ricchezza di elementi fiabeschi e rimandi, impossibili per me da intercettare tutti.
Non vi racconterò la trama, ampiamente conosciuta, mi soffermerò sui soggetti dell’opera senza avere la pretesa di essere esaustiva né aggiungere nulla di nuovo, se non le mie impressioni.
Arturo ha il nome di una stella, narra la storia con lo sguardo di fanciullo con un’intonazione fiabesca e talvolta onirica. Sogna mari sconfinati, fa le prove con la Torpediniera delle Antille, in attesa di salpare verso continenti sconosciuti. Inconsapevole che la sua prova di vita avverrà proprio sull’isola. I suoi punti di riferimento si trovano nei libri di avventura e nella figura paterna che immagina viaggiatore e uomo forte, destinato a imprese grandiose. Ma Arturo ha gli occhi puri, lo slancio della giovinezza febbrile. La fine dell’estate sull’isola coincide con il passaggio all’età adulta, con la conoscenza dell’amore e del dolore.
Nunziata carattere mansueto, probabilmente intuisce fin da subito che la sua vita matrimoniale con Wilhelm, padre di Arturo, non sarebbe stata felice. Coetanea del ragazzo, pur essendo madre rivela allo stesso tempo l’ingenuità dei suoi 15 anni. Incarna sentimenti contrastanti, la gelosia, che Arturo dapprima prova nei suoi confronti all’arrivo in quel castello dove mai nessuna donna aveva varcato la soglia, poi l’amore che lo stesso sente in questa sorta di complesso edipico.
A tal proposito, sono particolarmente interessanti le pagine riservate alla visione della donna attraverso le parole di Arturo, suo padre e Romeo, l’amico misogino. È un discorso che spero di approfondire leggendo altro della Morante.
Wilhelm, presenza sfuggente e misteriosa, è del tutto assente sull’isola se non per brevi periodi. Dimostra scarsissimo affetto nei confronti del figlio, il quale è sempre affannato a dichiarare il suo valore. Nei racconti di Arturo, come ho già sopra, ha le sembianze di un cavaliere senza macchia e paura. Quando sul finale si scioglie l’enigma circa le sue ripetute assenze e la sua reale natura, il ragazzo rifiuta la verità, crolla il muro delle sue certezze quando è costretto a appurare le voci sul suo conto.
Infine, coprotagonista, è Procida l’isola selvatica, riservata come le genti dietro l’uscio, libera come Arturo, un piccolo punto della terra che fu tutto. Un fazzoletto di mondo fuori dal tempo, distante dalla terraferma e persino dalla Storia, solo sul finire si apprende che gli eventi internazionali citati con noncuranza sono l’imminente scoppio della Seconda Guerra Mondiale. L’isola è il simbolo dell’infanzia spensierata, microcosmo paradisiaco di avventure e immaginazione prima dello scontro conclusivo.
«Arturo è una stella: la più rapida e radiosa della figura di Boote, nel cielo boreale» brilla lontano da Procida, la sua casa.

Titolo: L’isola di Arturo
Autore: Elsa Morante
Editore: Einaudi
Pagine: 398
Anno di pubblicazione: 2014
EAN: 9788806222642
Prezzo di copertina/ebook: € 13,00 – € 6,99