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Le mie letture

L’ultimo amore di Baba Dunja di Alina Bronsky

È impossibile non ammirare una copertina simile, l’arancione dello sfondo e la figura ricordano un manifesto sovietico che celebra il lavoro contadino e la donna: lo sguardo fiero rivolto a un futuro che non potrebbe che essere raggiante. Apre così L’ultimo amore di Baba Dunja di Alina Bronsky (Keller), una storia agrodolce in cui prevale una nota amara nonostante lo spirito ironico della donna; una lettura piacevole per concludere un pomeriggio d’autunno.

Chi narra è Dunja, per tutti Baba Dunja, che appena sveglia decide di sbarazzarsi di Konstantin, il gallo di Marja, che con il suo molesto canto le provoca risvegli bruschi.
Černovo non è un paese come gli altri, a pochi chilometri aleggia ancora l’ombra lunga di Černobyl’. Pochi hanno fatto ritorno, per lo più anziani, quelli che non si mai abituati ad essere sradicati da un mondo che non esiste più, un modello economico e sociale che ha faticato a reggersi in piedi. Chi è tornato vive nell’illusione di un sogno possibile.
La notizia del disastro è arrivata due giorni dopo che la nube tossica si è diffusa così come i primi segni della tragedia immane.
Anche la donna in fretta e in furia lascia insieme al marito Joger il paese, per trovare riparo a Malyši e lavorare come infermiera. I suoi figli sono in America e in Germania, le lettere ricevute danno scarse notizie di loro.
Tanti anni sono trascorsi da allora, Baba Dunja è una anziana che si dedica alla casa, costantemente invasa dai ragni, e al piccolo orto. Gli effetti duraturi delle radiazioni non le impediscono di condurre una vita serena, nonostante l’isolamento: chi arriva è solo per indagini chimiche, persino la Milizia si presenta in tuta bianca tanto è il timore di essere contaminati.
Černovo gli abitanti si contano sulle dita di una mano, sono pochi sopravvissuti e i servizi sono assai scarsi. Per raggiungere la città bisogna attendere il bus un’ora e mezza.
In alcune occasioni le vie sono particolarmente affollate:

Ci sono giorni in cui i morti si pestano i piedi a vicenda sulla nostra via principale. Parlano tutti assieme e non si rendono conto delle sciocchezze che raccontano. Il brusio delle voci aleggia sulle loro teste. E poi ci sono giorni in cui invece non c’è nessuno. Non so che fine facciano. Forse lo saprò quando sarò una di loro.

Eppure qui i legami sono così viscerali tanto essere fraintesi:

Sidorov butta due zollette nella sua tazza e inizia a mescolare. I rametti di menta lo intralciano.
«Ti dirò una cosa» mi avverte.
«Sono tutta orecchi».
«Tu sei una donna».
«Esatto».
«E io sono un uomo».
«Se lo dici tu».
«Sposiamoci, Dunja».
Il tè alla menta mi va di traverso e tossisco così tanto che mi lacrimano gli occhi. Sidorov assiste benevolo al mio attacco di tosse. Quando tiro fuori il fazzoletto per asciugarmi il viso, lui sembra interpretarlo come un gesto di commozione.
Sidorov si raschia la gola. «Ora non pensare male. Tu mi piaci».
«Anche tu mi piaci» rispondo io automaticamente. «Ma…»
«Allora è deciso» dice lui, si alza e fa per andarsene.
Per un attimo resto senza parole. Poi mi riprendo e lo raggiungo alla porta. «Dove te ne vai così di fretta?»
«A recuperare le mie cose».
«Ma non ho mica detta di sì».

Il quasi centenario Sidorov non è l’ultimo amore di Baba Dunja, non potrebbe mai esserlo; ha altri pensieri in testa anche quando un giorno si presentano un padre e una bambina. Dunja intuisce che l’uomo si sta cacciando nei guai. Così Černovo, i pochi rimasti, si ritrova coinvolta in un caso internazionale in cui verranno a galla segreti e paure.
Nonostante i tanti crucci e il brio dell’avventura che si è lasciata alle spalle, Baba Dunja non viene meno ai suoi valori e alle sue origini.

 

Titolo: L’ultimo amore di Baba Dunja
Autore: Alina Bronsky
Editore: Keller
Traduttore: Scilla Forti
Pagine: 176
Anno di pubblicazione: 2016
EAN: 9788889767955
Prezzo di copertina: € 14,50

 

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