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Le mie letture

Bibliofilia – Al paese dei libri di Paul Collins

Un titolo così doveva necessariamente aprire la mia nuova rubrica, Al paese dei libri di Paul Collins ed edito da Adelphi: un libro piacevolissimo, spassoso di avventure e stranezze che include persino la ricerca di un’abitazione per il soggiorno gallese. Perché questa storia è autobiografica, oltre a narrare l’amore per libri come illustra la copertina. Da oggi inizia il viaggio nei libri che parlano dei libri.

Quante volte ci è capitato di non riuscire a reperire il libro tanto desiderato, magari in quell’edizione bellissima o tradotta magistralmente, si mettono a soqquadro librerie e biblioteche, si scandagliano mercatini. Il lettore appassionato si arma di tanta speranza per riuscire nell’obiettivo. Non sempre ci si riesce, ma quando finalmente si trova tra le mani l’oggetto agognato, la fatica non è mai vana. Posso dire che simili circostanze si trovano in questo libro.
Paul Collins, docente di Letteratura presso la Portland State University in Oregon, decide, credo anche per problemi economici, di trasferirsi in… Galles. E più precisamente ad Hay-on-Wye. Gioca forza in questa scelta la sua origine britannica. L’intenzione è quella di stabilirsi per un periodo mentre in America si appresta a pubblicare un libro. La cittadina è proprio al confine con l’Inghilterra ma circondata da tanto verde e dai… libri. Hay-on-Wye è proprio il paese dei libri, una book town, ribattezzata così da Richard Booth, il re dei librai del villaggio: per poco meno di 2000 abitanti ci sono 40 librerie antiquarie. Meta obbligatoria di molti biblioturisti, ospita dal 1988 un festival, uno dei più grandi eventi letterari del mondo:  
di colpo queste stradine vengono invase da una fiumana di autori e editori, troupe della BBC e cacciatori di autografi – Kazuo Ishiguro, Zadie Smith, Norman Mailer, Martin Amis, Beryl Bainbridge, e chiunque altro venga riconosciuto mentre compra lo shampoo antiforfora al supermercato.
A proposito, quest’anno il festival sarà dal 21 al 31 maggio. Per chi volesse andarci è bene che si organizzi per tempo vista la grande affluenza di bibliofili e non.
È un tripudio di letteratura: la quantità stipata tra magazzini e scaffali è di un milione di copie. Si vendono per lo più libri antichi, di seconda mano e introvabili. Gemme o spazzatura che ogni anno arrivano su container carichi soprattutto dagli Stati Uniti. Tuttavia, manca uno specialista della letteratura nordamericana, e così, Booth affida a Collins il compito di rimestare tra quell’enorme patrimonio. «Lavorare da Booth circondato da migliaia di libri dimenticati è un paradosso per uno scrittore che sta per pubblicare il proprio con l’incubo di finire nell’oblio».

Lo scrittore si dedica per sei mesi a frugare nella catasta di libri e riviste che si credono perdute. Si trova di tutto: esilaranti manuali su monete, economia domestica e annunci testamentari su riviste ormai cessate o chicche di letteratura ottocentesca. Collins non perde tempo ad andare a caccia di libri che si traduce in scoperta o delusione:

Il bello della libreria di Booth è proprio che è piena di titoli che non si venderanno neanche in mille anni. Ci vuole un certo equilibrio tra le cose che nessuno conosce e quelle che conoscono tutti; se si esagera in un senso o nell’altro si va incontro alla bancarotta o alla banalità. I libri strani e di «nessun valore» sono necessari, perché la loro impalpabile presenza dà profondità alla scelta libraria, come nei quadri il senso della prospettiva si ottiene facendo convergere le linee in un punto invisibile. E poi chi lo sa cosa vuole davvero la gente. Ognuno misura il valore dei libri come crede.

Ad Hay si arriva muniti di pazienza e curiosità.

Ci vogliono circa dieci anni perché Hay smaltisca un carico di libri. Quando vent’anni fa arrivò una valanga di volumi da varie biblioteche, ci vollero dieci anni affinché sparissero dalla circolazione. Christine fa la rilegatrice da un quarto di secolo; dunque, nel frattempo, ha visto passare di qui almeno due o tre cicli di libri, prima che fossero venduti o… buttati nella spazzatura.
È uno strano pensiero, in una stanza piena di libri così malridotti: ma questi sono i più fortunati.

Christine restaura libri antichi e ogni giorno si confronta con copertine dalla pelle conciata male, destinati a durare poco, gli editori hanno investito due soldi e chissà se si sono mai posti il problema.
Tuttavia, «le catene librarie controllano il mercato da tanto tempo che ormai non ci si fa più caso» né alla qualità delle pubblicazioni né alla scomparsa delle piccole realtà librarie. La cittadina è minacciata dal guadagno, dalla conversione di vecchi edifici in alberghi di lusso, dall’indifferenza: «A una città serve una ragione per vivere […]. Per Hay, questa ragione sono i libri», dice Booth.
Ed è perciò che ad Hay si ritorna.

Titolo: Al paese dei libri
Autore: Paul Collins
Editore: Adelphi
Traduttore: Roberto Serrai
Pagine: 216
Anno di pubblicazione: 2010
EAN: 9788845924880
Prezzo di copertina: € 19,00