Dietro Riverbero di parole c’è Anna, un’appassionata lettrice, studiosa di lingua e letteratura italiana. Ma non è tutto qui: partecipa a molti progetti di lettura, in particolare di poesia. Ed è un bene, visto che è un genere snobato.
Il suo blog è uno spazio molto curato di approfondimenti, recensioni. Gli spunti non mancano.
Anna, oggi, ci racconta il suo comodino in un divertente stralcio di vita quotidiana.
Una piccola lampada rosa, non molto simpatica, irradia le copertine dei libri accatastati uno sull’altro a imitazione delle colonne di volumi che si ergono su ogni superficie e scaffale della mia camera da letto: lo spazio su questo comodino mi sta stretto, anzi, mi sta stretta tutta la stanza, incapace com’è di contenere tutti i mondi che vorrei. A contendersi lo spazio con loro, un elastico per capelli – anche più di uno –, un paio di matite e una penna, qualche segnalibro e un quadernetto, perché ho sempre paura che un’intuizione geniale possa colpirmi da un momento all’altro – non accade quasi mai –, ma soprattutto perché mi piace sapere di poter annotare in qualunque momento impressioni, idee e riflessioni non soltanto a margine delle pagine più belle dei libri che leggo. Il portagioie seccato e la borraccia sonnacchiosa sono le uniche tracce della presenza di mia sorella sul territorio condiviso del piccolo comodino di legno, i cui colori intensi contrastano con l’atmosfera infastidita che lo circonda. Il cellulare dovrebbe stare lontano durante la notte – questo è quello che si raccomanda –, e invece sta sempre lì, in cima a tutto come se fosse su un trono, tronfio e sorridente e consapevole della sua essenzialità conquistata.
I testi di Annie Ernaux, pacati e rassicuranti perché sanno che cos’è il dolore, formano una fila ordinata e armoniosa, con le loro belle copertine; al di sotto degli Anni, Memoria di ragazza e Guarda le luci, amore mio campeggiano letture variegate, e quasi vedo davanti ai miei occhi, in quello spazio esiguo di legno scoperto ed acceso di giallo, ponti invisibili emergere dalle pagine, e subito sull’Isola di Arturo non c’è più Niente di vero, Quaranta nomi di donne si sollevano, sento quasi le urla che squarciano la quiete del cielo di sempre, mi fermo a pensare e capisco che, forse, ancora C’è un sacco di spazio sul fondo, Mia vita cara. Accade ogni volta: i libri che mi chiamano si richiamano a vicenda in un gioco beffardo e semplice e mi portano a pensare che ci sia una sorta di disegno a guidare le mie mani e la mia mente nella fatidica scelta delle letture. La verità è che non c’è, ma è più bello pensare il contrario e ritrovarsi ad unire i puntini di senso da un volume all’altro, con la consapevolezza che quei ponti invisibili sono in realtà frutto del cantiere che ho in testa. E se piuttosto questi oggetti si parlassero e in qualche modo interagissero fra loro?
Sono certa che il mio comodino sia dotato di pensiero critico e autonomo. Il mio comodino mi giudica: non capisce che la sola presenza di tutti quei libri è in grado di rasserenarmi in ogni momento, anche se non riesco a sfogliarne neppure una pagina per giorni. Il mio comodino mi giudica perché non capisce che cosa mi trattenga dal divorare rapidamente tutte quelle pagine e lasciargli finalmente un po’ di spazio per respirare, per azzerare o almeno ridurre il peso che lo soffoca ogni giorno. Mi dispiace restare in equilibrio sul suo senso di oppressione, ma preferirei che non mi giudicasse e ne abbiamo già parlato. Ho trovato un altro angolino in cui incastrare la Mappa immaginaria della poesia italiana contemporanea, perché a volte ho bisogno di osservare costellazioni di diversa natura (Assertività, Io, Mondo, Sperimentazione…) e mi piace continuare a guardare al presente – al passato, al futuro – per mezzo dei versi. Ho temuto a lungo che il mio comodino si potesse ribellare, lo vedo sbuffare e soffiare costantemente con i suoi due cassetti colorati che quasi si aggrottano come sopracciglia. La lampada rosa sghignazza sempre, indelicata com’è. Ho comunque la certezza che il mio comodino si arrabbi ma non mi voglia abbandonare, è un compagno di vita devoto che ha imparato a conoscermi, che si è abituato ai miei ritmi e alle mie letture ad alta voce, e che ogni sera mi fissa come a volersi lamentare e subito dopo mi sorride quando scorge un libro fra le mie mani, sussurrandomi un “Buonanotte” fra due paia di calzini e una piccola sportina rossa.
Ieri ho detto al mio comodino che presto non sarà più il mio comodino. In una delle mie conversazioni immaginarie, le cose sarebbero andate più o meno così:
«Comodino?»
«…»
«Lo so che mi senti, devo parlarti»
«Lascia perdere, non avrebbe niente di interessante da dire, in ogni caso»
«Lampada, così non aiuti, lo sai. Comodino, potresti parlarmi?»
«Ci conosciamo da almeno dieci anni e ancora non sai quale sia il mio nome»
«Eccoci, che ti dicevo?»
«Ti prego, Lampada, ti scongiuro. Sai che per me è davvero troppo strano chiamarvi per nome, Lampada non se la prende per questo…»
«E allora parla con lei»
Lampada ghigna e io la fulmino con lo sguardo, senza successo.
«Dai… devo dirti che presto non sarai più il mio comodino»
«Lo so e non mi importa», una risposta secca a camuffare il dispiacere.
E invece il mio comodino non ha neppure sbuffato, non si è mosso, a dirla tutta. Non ha aggrottato i cassetti o soffiato come un gatto, seppur stuzzicato dalla lampada. Per la prima volta, anzi, non mi è sembrato affatto vivo. Sono rimasta in silenzio, in attesa di un segno: poi ho capito che aveva semplicemente smesso di essere il mio comodino, senza avvisare. Per un attimo mi è parso che la lampada avesse perso un po’ del suo colore. Mi ha lasciato intendere che lo avrei trovato altrove, nella casa nuova che mi aspettava.
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Nell’immaginarmi questo piccolo e strano racconto sulla vita e sulla morte del mio comodino, ho convogliato tutti i pensieri di questa fase della vita in piena trasformazione, nel bene e nel male. Non ho saputo dare altra forma al cambiamento, alla narrazione che avevo immaginato, e forse va bene così.
I libri su quello che era il mio comodino, in attesa di quello che sarà:
Gli anni, Annie Ernaux, L’orma editore
Memoria di ragazza, Annie Ernaux, L’orma editore
Guarda le luci, amore mio, Annie Ernaux, L’orma editore
L’isola di Arturo, Elsa Morante, Einaudi editore
Niente di vero, Veronica Raimo, Einaudi editore
Quaranta nomi, Parwana Fayyaz, Aguaplano
C’è un sacco di spazio sul fondo, Elisa Malvoni, Edizioni Bette
Mia vita cara, Antonia Pozzi, Interno Poesia
Mappa immaginaria della poesia italiana contemporanea, Laura Pugno, Il Saggiatore