Categorie
Fuori dai libri Le mie letture

Playlist di settembre, quel che è accaduto

Trovo difficile definire settembre, questo settembre. Così carico di scombussolamenti internazionali, preoccupazioni, esiti elettori, scomparse di personaggi importanti. Un’altra concentrazione di eventi, che sembrano portare allo sfacelo totale.

Nel mio caso è accaduto un intoppo dietro l’altro e non ho desiderato altro che il mese finisse nel momento stesso in cui avvenivano, seppur consapevole di non avere alcuna certezza. Oggi è trenta, ma non so se domani qualcosa cambierà.

I libri

Ho deciso di leggere due solo due titoli, come ad agosto, accomunati dalla parola inganno.

Titolo dalle atmosfere inglesi, Passaggio in ombra (Feltrinelli), per un libro che racconta il Sud geografico e sociale.

Quando vince lo Strega nel 1995, Maria Teresa Di Lascia (per appronfondire) era venuta a mancare da un anno circa. Fermo Attivismo politico, come poche e pochi.

È un racconto familiare, che sa un po’ di saga, con una prosa di qualità, un’analisi psicologica sopraffina.

Sul finire del secondo conflitto mondiale in una Puglia indefinita, azzardandomi a localizzarla nel foggiano, luogo d’origine dell’autrice.

Chiara, la protagonista, snocciola i suoi ricordi vividi, da quando la madre ha messo piede al paese fino al silenzio che avvolge una casa claustrofobica e presente inconcludente. Intorno le figure femminili che l’hanno plasmata, persino soggiogata – Anita, Peppina, Giuppina – l’assenza degli uomini così contriti e mortificanti.

In questa storia, che mi fu solo raccontata, cerco l’inizio di ogni inganno.

Al riparo nella sua casa e in mezzo al disordine degli arredi, mi sentivo attrarre in un luogo magico, dove il tempo era sospeso e i suoi affetti potevano essere modificati o piegati a nostro piacimento.

Il romanzo di Di Lascia è un’indagine doppia sul ruolo di controllo familiare sulla donna e su un Meridione distante tante latitudini dal boom economico. Basta citare il timore di Peppina davanti alla diffusione del telefono e del televisore.

Tutto inizia con un segreto: Abel finalmente può liberarsi di quel groppone che si porta dietro da anni, che gli ha rivoltato la vita, comprendendo bene al tempo stesso la sofferenza che ha recato a tante persone.

Fantasmi di famiglia di Maisy Card (trad. di Clara Nubile, Tlön edizioni) è un filo che unisce tanti punti apparentemente casuali, affondando le radici in una storia dolorosa, contraddittoria, ingombrante.

I fantasmi sono un’eredità che parte dalla Giamaica, passa per l’Inghilterra, per finire negli Stati Uniti, arrampicandosi su un albero “genealogico” – e non cito a caso il termine visto che libro apre proprio così – per avvistare la cima, nei registri dei senza nascita.

Le coordinate sono queste, non è difficile intuire quali siano i temi affrontati: schiavitù, colonialismo, razzismo in viaggio tra passato e presente che li contempla nonostante i secoli trascorsi.

«Gran parte dei bianchi qui avevano entrambe le gambe sprofondate nella fossa della schiavitù, come facevano a pensare di uscirne puri?».

Dunque, un individuo è fatto da tanti pezzi di Storia, il prodotto per buona parte di scelte altrui. E per quelle scelte tocca affrontarle.

Il libro apre con Abel, finisce con Abe, ma è affollato di donne, sono quelle che si muovono in prima linea, che vogliono determinarsi e non perdere traccia della sofferenza, persino seguendo quei fatti inspiegabili che si legano alla superstizione.

A metà storia compare un diario datato agli inizi del 1800: lo riceve Debbie, così può dare risoluzione alle tante domande che negli ultimi periodi le frullano in testa.

Il diario diventa una confessione, anzi tante confessioni terribili di quel che accade in una piantagione giamaicana, simbolo di tante situazioni simili.

E infine, non meno importante, la scrittura che passa dal racconto di prima voce, a una narrazione in terza persona, seguendo un’esplorazione curiosa, in una struttura vorticosa con un finale sorprendente. I fantasmi si trasformano in demoni e il cerchio si chiude o forse no.

Le curiosità

Elisabetta II regina pop

Scrivere una mail e ricevere una risposta dai cavalli islandesi

Ecologica

L’acqua è pubblica non privata, ma al tempo stesso non facciamo che acquistarla in bottiglia di plastica per diversi motivi. Qualche cifra: se ne producono un milione ogni minuto. Roba da far impallidire.

Si può rimediare. Vi segnalo quattro app sulle fontane che si trovano nelle vostre vicinanze per riempire la borraccia:

fontanelle.org

Waidy WOW

fontanelle d’acqua (nel mondo)

fontanelle.

Solo noi siamo in grado di cambiare certe abitudini.

Il film

L’immensità di Emanuele Crialese (2022)