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Molto forte, incredibilmente vicino di Jonathan Safran Foer

Mentre Mr Jonathan Safran Foer presenta, ancor prima che in America, Eccomi, io mi sono soffermata sul suo secondo romanzo, Molto forte, incredibilmente vicino, sempre edito da Guanda. Non è stata una coincidenza ma un omaggio a lungo rimandato.

La vicenda è assai nota e non ha bisogno di alcun ulteriore commento. L’11 settembre Oskar Schell perde il suo papà durante il terribile attentato del World Trade Center a New York, rimarrà intrappolato tra le lamiere di quei palazzi.
Ha lasciato in segreteria alcuni messaggi, con tono tranquillo e forse ottimista di chi non conosce la realtà. Poi il silenzio. La speranza. L’illusione. La verità. Il dolore. L’assenza. Una voragine.
Come quella creata con il collasso delle due torri.
Da quel giorno Oskar soffre terribilmente.

La casa era vuota. Volevo sentire della buona musica. Volevo il fischiettare di papà, e il grattare della sua penna rossa, e il pendolo che dondolava nella cassa, e lui che si legava i lacci delle scarpe.

Thomas, il padre, era un gioielliere costretto per eredità familiare, il suo passatempo era correggere i refusi sul «New York Times», li cerchiava con la penna rossa così da evidenziarli bene. Padre e figlio si raccontavano storie, sentimenti: un rapporto speciale, complice, li legava.
Oskar ha nove anni, è un arguto osservatore, curioso, fantasioso inventore di improbabili oggetti che non esistono; tiene un quaderno di appunti ed esperienze, pagine della sua vita che includono immagini, sensazioni: graficamente è interessante come questa trasposizione avvenga davvero sulla pagina.
Un giorno trova la chiave di una cassaforte custodita dentro una busta autografata Black: un ulteriore messaggio del padre probabilmente. Inizia così il suo peregrinare nella Grande Mela alla ricerca di indizi, prove che possano ricondurlo al suo ultimo lascito. Il bambino si aggrappa a tutto, un disperato tentativo di affrontare la sofferenza e di riappropriarsi del ricordo di lui.
La vicenda si intreccia ad una più ampia trama che ripercorre la storia dei nonni nel cuore della vecchia Europa, duranti gli anni più bui. Gli intrecci familiari rimangono sospesi e inspiegabili, ci sono i fantasmi del passato quelli giganteschi che una guerra ha lasciato come su un campo di combattimento, quelli liquefatti di quotidianità ed errori. «Che rimpianto, pensare che serve una vita per imparare a vivere una vita».
Si perde il passato, la parola, si smarrisce qualcuno e qualcosa. Un sali-e-scendi emozionale. Così incredibilmente vicino, uniti nella comune missione di una ricerca identitaria e memoriale: «cerco di non ricordare la vita che non volevo perdere ma che ho perduto», scrive così suo nonno in una lettera.
Ecco che si infittiscono le corrispondenze, alcune tracce trovano un riscontro univoco, sorprendente: più trovavo, e meno capivo. Avvicinarsi alla risoluzione del presunto enigma equivale raggiungere un grado di felicità. Forse sentiamo solo la mancanza delle cose perdute, o la speranza in quelle che vogliamo succedano.
Una ricerca che porta a una congiunzione di intenti e forze, quelle chiave aprono porte nuove, insospettabili e illusorie.
Ho guardato le finte stelle per un’eternità.

Ho fatto invenzioni.
Mi sono fatto un livido.
Ho fatto invenzioni.

Forse lo scopo è recuperare l’inesprimibile, la levità.

Titolo: Molto forte, incredibilmente vicino
Autore: Jonathan Safran Foer
Editore: Guanda
Traduttore: Massimo Bocchiola
Pagine: 374
Anno di pubblicazione: 2016
EAN: 9788823514423
Prezzo di copertina/ebook: € 12,00 – € 8,99