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Le mie letture

Playlist di aprile, è già finito?

Aprile mi è sfuggito dalle mani, non so nemmeno come sia già il 30. Penso e ripenso a come sia possibile che essere arrivata alla fine del mese senza accorgermene. Ho fatto tante cose, sono uscita, ho visitato luoghi, mi sembra di aver vissuto diversamente: forse per questo non mi capacito che domani sia maggio.

Sono arrivati la primavera, l’estate e poi l’autunno e infine l’inverno: un anno in poche settimane.

Perdonatemi, ma non questa volta non so raccontarlo. Spero siano interessati le rubriche che seguirannno.

I libri

Uno dei desideri che vorrei realizzare è di coltivare un orto, adeguato alla mia misura. Ci penso da diverso tempo, forse perché la mia famiglia ne ha uno, che ha sempre permesso una certa autonomia, sarà perché mi sono annoiata di dipendere dagli acquisti e ho una maggiore consapevolezza di quel che mangio, con un occhio di riguardo alla stagionalità.

Ecco perché quando ho sfogliato Il piccolo orto di Maja di Lena Anderson (trad. di Laura Cangemi, Lupoguido) mi è sembrato una felice coincidenza.

Maja si prepara all’attesa della primavera, è impaziente di dedicarsi al suo orto, quindi fa una cernita degli strumenti di lavoro.

È un racconto ciclico, tutto in rima – una lunga filastrocca –, perciò spensierato nelle delusioni e errori. Non mancano consigli, ricette come la torta al rabarbaro, l’uso delle erbe aromatiche e qualche aiutante, come la mitica Stina, altra protagonista dei libri di Anderson, Sor Coniglio e Pelle. È un daffare gioioso, in cui si esaltano i profumi e le forme, si apprezzano i doni della terra che diventano ulteriori regali di compleanno.

Fette di pane col pomodoro

e un po’ di basilico… io le adoro!

Sotto la pergola ho apparecchiato

per me e per Pelle, il mio invitato!

È rinfrescante la limonata

in questa bella giornata assolata.

Benvenuto nel mio angolino!

Musica, bombi! Ronzate a puntino!

C’è un legame tra l’Indonesia, Olga e Leopold Godowskij: I giardini di Buitenzorg, brano composto da quest’ultimo e facente parte della più ampia La suite di Giava,

[…]  che associo immediatamente al fruscio delle palme, un suono particolare che – scrisse mia madre in una lettera – ricorda il rumore di un rastrello che raccoglie con pazienza le foglie.

Jan Brokken dà il titolo al suo libro (trad. di Claudia Cozzi, Iperborea) per raccontare di sua madre Olga.

Diverso tempo dopo la morte di lei, Brokken riceve dalla zia Noor le lettere che si sono scambiate durante il lungo soggiorno indonesiano: «sei ancora alla ricerca di tua madre», gli dici.

Olga e Han, suo padre, raggiungono Giava il 31 agosto del 1935, all’epoca colonia olandese. L’inizio è promettente, avventuroso, Olga rivela la sua natura e la sua esuberanza, impara, scopre, incontra, ascolta. Poi qualcosa s’incrina, la Storia entra a gamba tesa e tutto si capovolge.

In questa immersione, seppur non venga rivelato tutto, il figlio percepisce tutta la nostalgia e il delirio dei tropici, il loro sogno finito in un incubo; nonostante tutto, da che nessun’altra parte ha vissuto così intensamente.

Chi ha già letto altri libri di Jan Brokken, sa che non l’attenderà un romanzo, è un tentativo di afferrare la figura materna, di comprenderla dopo la lunga parentesi orientale, ma anche un’attenta ricostruzione di un tempo e di un luogo che sfugge sempre dai manuali di Storia occidentale.

Ho avuto una strana sensazione, come se stessi entrando in un regno rimasto a lungo sigillato, di cui ora riaprivo il cancello. Sono uscito dal mio tempo per entrare nel suo, e mi sono chiesto se sia davvero possibile ritrovarsi non soltanto in un’altra persona, ma anche in un’altra epoca.

Le curiosità

Un museo dei suoni

Il mio movimento artistico preferito compie 150 anni

Ecologica

Nella città in cui vivo, Parma, tanti prati urbani dei parchi e aiuole, non sono stati ancora falciati o con ritardo rispetto agli anni passati: l’amministrazione comunale ha deciso di temporeggiare per permettere il ciclo delle fioriture, agli uccelli di trovare sostentamento e agli insetti impollinatori di bottinare. Senza dimenticare che le piante assorbono anidride carbonica e soprattutto offrono uno spettacolo di colori dopo un inverno spento. Le lamentele non sono gradite.

Il film

Anatomia di una caduta di Justine Triet (2023)