A gennaio la terra non aspetta che il sole rinvigorente dei mesi più caldi per poter rinascere in piccole gemme e in un verde sfavillante, ma l’autunno è un’esplosione di vita nonostante ci si prepari per il lungo sonno. Andar per boschi, anche letterari, fa riscoprire questi ritmi magici.
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Cartografie sentimentali
Scrive Robert Macfarlane in Luoghi selvaggi mentre prosegue per sentieri impervi, alla ricerca della wildness, che in qualche modo inquadra persino gli strumenti per orientarsi:
La mappa a griglia si è dimostrata un metodo straordinariamente efficace per convertire il luogo in una risorsa e per elaborare visioni a grande scala dei paesaggi. È una tecnica a cui si devono innumerevoli benefici e progressi. Ma […] ha finito per distruggere quasi completamente la nostra percezione del valore della mappa come racconto: della cartografia fatta di persona, sentita, sensoriale. […] non dovremmo dimenticarci delle mappe-racconto, perché ci mostrano un modo di muoverci dentro a un paesaggio che abbiamo per lo più disimparato.
Storie di boschi
Il bosco entra nella letteratura, con tutto il corredo simbolico di conscio e subconscio, pericolo e libertà, innestato dalle fiabe orali e che trovano ulteriore slancio nei racconti moderni di viaggio, autobiografici ed esperimenti sociali. Si trascina dietro una metafora oscura, ma appunto si rinnova come cuore pulsante della Natura – per una doverosa sensibilità ecologica – e soprattutto attraverso l’esperienza personale. Non abbandona l’aura magica ma si arricchisce di significati intimi, più vicini a certe stagioni della vita.