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Fuori dai libri

I miei libri preferiti – 2014

Mancano una manciata di ore alla fine del 2014 e per il secondo anno consecutivo mi ritrovo a fare un bilancio delle mie letture. In generale, posso dichiararmi soddisfatta dei libri ed incontri. Anche se ancora non so a quanto ammontino le recensioni, attendo ancora qualche giorno per dare i numeri. Vi rassicuro che non ho compilato una classifica dei peggiori, non la stilerò. Per due motivi: spesso leggo opere che mi piacciono e penso che la lettura sia un atto soggettivo mi solleva da troncature. Detto ciò forse non dovrei neanche scrivere una lista dei migliori, però è divertente. Posso solo dire, senza fare nomi, che due libri sono stati terribili. E mi ritengo fortunata.

Dai dettagli delle copertine alcuni libri sono intuibili, altri hanno bisogno di essere accompagnati dal nome degli autori. Li trovate così, in ordine cronologico dal più recente al più datato così da dovermi astenere dal giudicare troppo. Tra i miei libri la maggior parte sono scritti da donne, ossia sette su dieci. E chi si aspetta di trovarsi Elena Ferrante vi deluderò. Per me lei resta la scrittrice assoluta, non ha granché senso dedicarle altre spazio.
Quello di Cavina, La pizza per autodidatti, è un libro divertente. Nella doppia veste di manuale e racconto, l’autore romagnolo ci parla del piatto più amato di tutti, la pizza appunto, e lo fa in modo non convenzionale. Per i provetti pizzaioli, per chi ama Cavina.
Ho scelto uno delle ultime pubblicazioni di e/o, La via del pepe di Massimo Carlotto e Alessandro Sanna, per la vena polemica presente fin dal sottotitolo Finta fiaba africana per europei benpensanti. È un racconto bellissimo su un tema che ci riguarda da vicino, i flussi migratori nel Canale di Sicilia. Quel mare significa nuove possibilità, fortuna ma fa anche paura.
Per quanto riguarda Chimamanda Ngozi Adichie sono stata in dubbio fino all’ultimo momento su quale dei due lavori scegliere, Metà di un sole giallo o Americanah. Del primo ho apprezzato il contesto storico, il secondo ha una dimensione contemporanea. La mia scelta è caduta sull’ultimo libro. Americanah tratta del problema razziale negli Stati Uniti, Europa, Africa. Direi, attualissimo.
Del Poeta dell’aria oramai sapete che lo adoro. Il libro di Chicca Gagliardo è un gioiello di poesia, una narrazione antica e quasi fiabesca. Fluttuare nell’aria non è facile, un poeta ce lo insegnerà. Bisogna prestare attenzione e aprire il cuore. Certamente non sarà un volo in solitario, lo Stormo vi accoglierà con le sue storie “terrene” e ignote. Dopo averla conosciuta mi sbilancio nel dire che queste pagine la rispecchiano molto.
La brevità di Perché scrivere di Zadie Smith non deve sottovalutare il peso di questi due saggi che tentano di far luce sulla figura dello scrittore nella letteratura contemporanea. Con piglio deciso, l’autrice riflette sulla complessità e i compromessi di chi decide di dedicarsi alla narrazione.
Verso Paolo Cognetti nutro grande stima e aspettative. Con Sofia si veste sempre di nero è stata amore a prima… lettura. Il ragazzo selvatico si allontana dalla narrativa di quest’autore per mettere in primo piano la sua persona. È una confessione intima, una fuga dalla città dopo un momento di smarrimento per riappropriarsi attraverso le sue montagne di quella confidenza perduta con la carta e la penna.
Il mare non bagna Napoli è il mio libro preferito del 2014. Anna Maria Ortese traccia intorno alla sua città un perimetro netto a cui non perdona l’indifferenza della politica e culturale. Il timbro novellistico delle prime pagine lascia spazio al reportage che vede la scrittrice impegnata in prima fila. Il suo sguardo è lucido e coglie la verità: Napoli inganna, Napoli è livida.
Neige De Benedetti ha scritto un libretto prezioso e delicato. Tubì, tubì nasce dal confronto tra due età differenti ma sofferenze simili. Andrea e Layla giocheranno con parole dal suono sconosciuto e si libereranno di un lessico familiare pomposo nell’apparenza e privo di significato. È soprattutto un inno alla scoperta e alla condivisione. Brava, Neige!
Altra autrice napoletana che mi ha convinta, Valeria Parrella, con Tempo di imparare. In passato ho avuto qualche difficoltà ad apprezzare la sua bibliografia. Parla di una maternità dolorosa quanto la disabilità del figlio Arturo, parla di diritti e sfiducia verso uno Stato assenteista. Tempo di imparare è essenziale nella struttura, ma carico di una lingua significativa e lontana dagli intellettualismi. Come solo la Parrella è capace di materiliazzare nero su bianco.
La moglie di Jhumpa Lahiri, che chiude questa classifica, richiama alle radici, sullo sfondo l’India e le trasformazioni sociali che interessano anche l’America. In questo complesso affresco si intrecciano passato e il futuro, dolore e coraggio, sopravvivenza e scelte. L’autrice non giudica, ma attraverso una prospettiva femminile ed esperta saggia i sentimenti umani.
Una menzione speciale meritano Metà di un sole giallo sempre di Chimamanda Ngozi Adichie, per il respiro quasi epico e l’interessante espediente temporale e narrativo; Città aperta di Teju Cole, bell’equilibrio di vicende personali, erudizione storica e urbanistica sullo sfondo una New York imponente e multiculturale; Mendel dei libri di Zweig, il cui protagonista è il simbolo della salvaguardia della cultura e della parola scritta contro il conformismo e la sete di potere che attanaglia l’uomo.
Che sia un 2015 ricco di letture degne di essere ricordate.
Buon anno!