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Comodini – Chiara sui libri

Chiara sui libri ha due occhi brillanti di cielo, un sorriso irresistile e una passione sconfinata per la lettura. Racconta i libri con entusiasmo, impossibile non lasciarsi coinvolgere e cogliere i suoi consigli.

Ha un canale YouTube e un un podcast, Piuttosto che: insomma, ci tiene sempre compagnia.

E poi c’è Berlino, che fa capolino nelle sue foto, la sua città di adozione.

Ma adesso le lascio la parola per presentarci il suo comodino.


Il mio è un comodino mobile. Mobile non mobail. È vero, ci tengo sopra il telefono per mettere la sveglia ma ne vorrei una analogica, dove metti le pile con quel brivido che proprio in un giorno importante decidano di scaricarsi, solo che ancora non ne ho trovata una che mi piaccia davvero e che non sia di plastica finto metallo. Una sveglia di quelle che conservi nel tempo, come quella con la gallina che muoveva il collo, usata da mia mamma per farmi addormentare ipnotizzata da quel boomerang ante Instagram. 

Sto divagando, me ne rendo conto. 

Dunque, il mio comodino è mobile dicevo. Lo è perché raccoglie il mio bisogno del momento. Come Edmond Dantès cambia abito e diventa Lord Wilmore oppure l’abate Busoni, così succede al mio bianco vicino di letto. Ordinato e pulito, può diventare un parcheggio abusivo per promemoria e oggetti in cerca di casa: burrocacao, un segnalibro in attesa, crema medica per le mani, la catenina che ho perso di notte e ancora da aggiustare.

Sul piedistallo della lampada riposa Sgranocchio, un piccolo coniglio di legno intagliato da un vecchietto su una panchina affacciata alla sponda di un lago berlinese e ha un gemello sul comodino di mio marito, che si chiama Sbadiglio. Accanto tengo un olio alla lavanda che mi aiuta a dormire: lo spalmo sulla pianta dei piedi con un massaggio prima di spegnere la luce.

Il mio comodino è un signorotto dalle lunghe gambe magre sul quale staziona da parecchio tempo un libro in bilico. Il cavaliere d’inverno di Paullina Simons (Rizzoli) contiene passaggi interessanti sulla Russia durante la Seconda Guerra Mondiale ma poi cade in momenti melensi e scontati, piatti. Abbandono un libro senza problemi se non mi dona emozioni o se non mi porta a riflettere. In questo caso è in pausa perché spero che la storia del protagonista maschile sia approfondita e perché, ogni volta che ero lì per mollarlo, ecco che la scrittura tornava ad essere eccitate. Vedremo. 

Capita che legga più libri contemporaneamente, di solito sono sparsi per casa ma ogni tanto si ritrovano tutti sul comodino. Chissà cosa si dicono in quei momenti. Alla mattina decido quale leggerò e lo porto con me mentre vado ad accendere il bollitore. Credo di avere la necessità di sentire sempre la loro presenza. Leggo in vari momenti della giornata e loro mi seguono: in giardino, sul divano, mentre mi asciugo i capelli in bagno, seduta davanti al forno per non bruciare la cena, a tavola per una pausa caffè e a letto. 

Di recente ho goduto di libri molto voluminosi. Sono mattoni perché li trovo fondanti, storie che mi rafforzano e mi costruiscono come L’ottava vita (per Brilka) (Marsilio), Anna Karenina, 4321 e Il conte di Montecristo (tutti Einaudi). 

Raccontarlo, il comodino, non è semplice. È quello che ti vede agitarti nel sonno e maledire il giorno, che sente pensieri che forse ancora tu non sai. È più di un oggetto perché è presente quando tu non lo sei completamente. 

P.S. Il comodino che accompagna in foto queste righe è quello di un appartamento meraviglioso a Lanzarote, a cui sono legata per la pace che mi ha regalato. 

I libri che lo hanno popolato in quei giorni sono stati: La santa tenebra di Levan Berdzenišvili (E/O), La canzone di Achille di Madeline Miller (Marsilio) e L’oro nel piatto di Andrea Segrè e Simone Arminio (Einaudi).