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Fuori dai libri

Il 2017 in libri, i miei preferiti

Tempi di bilanci. Come ogni dicembre che si rispetti mi ritrovo a dare un parere di 365 giorni di letture.
Dichiaro con sincerità che non è stato un anno di grandissime letture, nonostante i molti titoli che ho potuto leggere e sfogliare, ho avuto degli alti e bassi soprattutto per quanto riguarda la narrativa, tanto da trovare rifugio nei grandi autori italiani. Non so se sia dovuto a una crescente insoddisfazione, e quindi esigenza, o scelte non proprio mirate. Sicuramente certi interessi prendono sempre più corpo, non è un caso che i miei libri preferiti abbiano a che fare con la letteratura di viaggio e venti nordici. A certi amori è difficile dire no.

 

Due graphic novel simili dalle atmosfere differenti
Uno degli ultimi nati in casa Bao Publishing è Non stancarti di andare di Teresa Radice e Stefano Turconi, densa storia dei nostri giorni tra immigrazione, precarietà e nuovi modelli di famiglia.
L’uomo montagna, scritto da Séverine Gauthier e illustrato da Amélie Fléchais (Tunué), è metafora della parabola umana. Un bambino e suo nonno. La vita e la morte. «È qui che abiterai. È qui che tornerai, che ti sentirai a casa. Non hai forse detto che riconosceresti queste montagne tra mille?»
Storie di crescita, viaggi, radici e legami. A qualunque età.

 

I piccolini
La penna di Chiara Carminati fluisce con gusto nella vita di Sylvia Earle, La Signora degli abissi (Editoriale Scienza), nota oceanografa ed esploratrice dei fondali con un equipaggio femminile. Insomma, i pregiudizi e gli ostacoli possono essere combattuti con determinazione.

Ancora in ambito scientifico con Anatomia Hélène & Jean-Claude Druvert (L’Ippocampo), la conoscenza e la scoperta del corpo umano attraverso schede pratiche e un minuzioso lavoro di intarsio. È un libro da sfogliare con cura e consultare.

 

Racconti che non t’aspetti
Tutto in ordine e al suo posto di Brian Friel (Marcos y Marcos) in un’Irlanda disincantata, disillusa ma dignitosa fa da contraltare al ruolo della memoria e al legame dell’uomo con la natura. Dieci preziose storie per chi non dimentica quei cieli tersi.

Le montagne e Lalla Romano.
Lindau arricchisce Pralève di altri racconti e ne viene fuori una bella collezione, più puntuale. Ci sono il paesaggio e gli abitanti in primis, ma ogni dettaglio è una riflessione del sé. È pur sempre Lalla Romano.

Come non t’aspetti le narrazioni di Il posto migliore del mondo di Ayelet Tsabari. La Nuova Editrice Berti è per me una garanzia, le sue proposte che non mi hanno mai delusa. Teatro di tutto Israele – la famosa questione, fragilissima, è tornata alla ribalta con le quanto mai mirate decisioni di Trump –, terra amica/nemica persino oltreoceano dove proseguono certe esistenze. In quell’asserragliamento si consuma una quotidianità minuta che convive con ciò e di altro. L’autrice non dà mai una versione – politica – dei fatti. Ed è un un pregio.

 

Giornalismo
Joan Didion e Verso Betlemme (Il Saggiatore). Ne avevo letto uno stralcio nell’antologia curata da Cognetti, New York Stories, e dopo il deludente Prendila così mi sembrava un buon modo per riappacificarmi con questa autrice. Saggi, pezzi giornalistici con una lingua ferrea e personale che sfocia nella biografia e nella narrazione. C’è un brano che mi piace moltissimo, Sul tornare a casa (ne scriverò a breve). Penso che ci rispecchi un po’ tutti.

Nordica
A metà tra un diario di viaggio e un reportage – anche fotografico – l’Islanda di Tutta la solitudine che meritate di Claudio Giunta (Humboldt books) è una terra da esplorare, da conoscere prima attraverso i libri, i bei libri, e poi attraverso i propri occhi.

Non parla di Nord Europa, ma spontaneamente lo includo per la casa editrice, Iperborea, e l’origine dell’autore, l’Olanda. Cerchi infiniti fai dei tanti, reali e possibili, viaggi in Giappone infinite sfumature da catalogare. Cees Nooteboom lo racconta senza intoppi. Compreso il suo spaesamento.

La caccia allo squalo della Groenlandia è solo un preteso per raccontare il mare, che dà il titolo al Libro del mare (mai titolo più bello) di Morten A. Strøksnes (Iperborea) vero nucleo narrativo dell’impresa, che simescola, come onde, tra autobiografia e divulgazione scientifica e letteraria. Qui c’è la Norvegia delle Lofoten. C’è il Grande Nord.
È il mio libro preferito.

 

Fuori tempo, sempreverdi
Tre classicissimi italiani che non hanno bisogno di parole ulteriori ma vi invito sempre a esplorare l’immenso e qualitativo patrimonio italiano.
Il sistema periodico di Primo Levi (Einaudi), una lettura recentissima. Carbonio contiene una riflessione tra letteratura e chimica. Una degna conclusione per una scrittura limpida.
Non c’è periodo migliore che leggere Il barone rampante di Italo Calvino (Mondadori) in estate quando si sognano le grandi avventure nei boschi. Amatissimo dalla prima all’ultima riga. E quanto ho riso.
E infine Carlo Cassola, superlativo. Mi sono cimentata nell’illustrazione di un racconto (presto riprenderò questa attività), Il Taglio del bosco (Mondadori) il più bello di tutti da meritare un discorso a parte.