Alcuni incontri non sono casuali. O forse niente lo è. Alcuni incontri sono destinati a brillare fin dal principio o avere la possibilità di esserlo con la pazienza, la volontà. Sono come certi film in cui ritrovi per affinità scoperta un pezzettino di te.
Credo molto che chi arriva acquisti un senso nella mia vita. Può portare scompiglio, spensieratezza, soprattutto ricchezza. Alcuni incontri hanno il potere di metamorfosi, esercizi di elasticità che mai avrei pensato di compiere. Sono preziosi.
Tra le mie amicizie, c’è una persona che mi sta influenzando moltissimo, me ne sono resa conto nelle ultime settimane. Si percepisce a grandi sguardi la sua gratitudine, soprattutto verso chi la circonda. Si muove in punta di piedi, ti abbraccia con un sorriso, ti perdi nei suoi occhi. Ha anche il pregio di metterti a tuo agio e di non farti mai sentire una figurina di contorno. Da quando la conosco sento che mi ha cambiata in qualche modo, che mi ha fatto comprendere l’importanza di dichiarare a voce alta, non solo nei pensieri, il bello delle relazioni. E non aspettare un tempo giusto che non verrà mai.
I libri
Se potessi riassumere Alpi, numero di The Passenger (Iperborea), sarebbe l’articolo di apertura, In cammino per le Alpi profonde, di Marco Albino Ferrari, esperto di cose montane.
Chi ha già saggiato la collana, sa cosa aspettarsi. Tuttavia, il contenuto che ne viene fuori è più edulcorato, meno arrabbiato rispetto ai numeri precedenti. Questa scelta è dovuta, a mio avviso, al fatto che sia un argomento generico, quasi affrontato con astrazione. Seppur vengano trattate le grandi questioni quali il cambiamento climatico; l’ostentazione della tipicità; lo spopolamento e il turismo di massa, fenomeni che viaggiano di pari passo, riequilibrabili con progetti visionari e sostenibili (ne sono la prova alcune comunità); la convivenza umana con il selvatico. Una discussione che potrebbe essere allargata all’appennino: si riduce l’altezza ma non le trasformazioni. A queste quote tutto rimbalza prepotente più che altrove.
Ferrari si muove a piccoli passi, introducendo alla sacralità alpina fatta di misticismo, praticità, asprezza. L’invito è prepararsi al disorientamento, a usare i piedi per capire il contatto.
Ovviamente dovremmo prendere contatto fisico con i luoghi, esercitando i nostri sensi per esserci e vedere e respirare e toccare e ascoltare. […] Dobbiamo vivere, dunque. Vivere le Alpi. Ma ancora, mi si scuserà la pedanteria, non basta. Eh no, non basta. Non siamo pronti.
Non basta perché vedremmo le Alpi unicamente dal nostro punto di vista, pur curioso, pur aperto, pur disposto alla novità, ma sempre ineluttabilmente ridotto alla nostra visione soggettiva che riporta tutto a un’unica interpretazione.
Significa rifuggire l’immagine romantica, riconoscere alla montagna una fragilità e non ridurla in cenere.
Su Il grande Meaulnes di Alain-Fournier (trad. di Yasmina Melaouah, Feltrinelli) mi soffermerò giusto due righe perché è un libro che si appropria di chi lo legge e ciascuno ci vede un qualcosa di personale. L’avventura è il leitmotiv dell’unico romanzo dell’autore francese, caduto sul fronte nel 1914, travalicando persino l’amore. Intorno a un ricordo cristallizzato di Fournier si muove tutto il mondo dell’adolescenza, delle illusioni perdute che rimarranno tali. È un libro dolceamaro, malinconico.
Le curiosità
Perché le elezioni americane si tengono il primo martedì di novembre. L’articolo non è recente, ma la consuetudine non è mutata nei secoli
Donne nell’ombra, un podcast sulle guaritrici dell’appennino
Ecologica
Premessa: il linguaggio è costituito da termini convenzionali, per cui un bel giorno qualcuno ha deciso che il tetto doveva chiamarsi tetto,
La Corte di Giustizia dell’Unione europea ha stabilito, con buona pace di chi ha battagliato per la purezza della lingua, che i prodotti costituiti da proteine vegetali potranno continuare a essere chiamati come quelli di origine animale – bistecca, cotoletta, salsiccia, etc. –, fermo restando indicazioni trasparenti sulla confezione.

Il film
Breakfast club di John Hughes (1985)