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Fuori dai libri

Quel racconto lungo che è l’estate

Se c’è un racconto lungo si chiama estate. Nella sua brevità così percepita si annidano immagini luminose, corredo sentimentale di un passato più o meno recente. Dalle corse a perdifiato nei pomeriggi interminabili, le invenzioni archittettoniche fatte di sabbia, a cogliere con gli occhi il passaggio frettoloso di una stella.
Non è la mia stagione preferita, ma negli ultimi anni gli affido confidenze. Il mio tempo è giugno, inteso di luce e profumi. Poi sento che qualcosa mi sfugge già a partire dal 22.
Allora mi sono chiesta cosa sono questi giorni che verranno, proprio i primissimi.

Le righe che abitano le mie magliette.
La frutta più dolce e colorata dell’anno.
La nitidezza del mattino e il sollievo dei tramonti.
Gli spaghetti al pomodoro e basilico.
La spensieratezza dei giri in bicicletta.
Certe melodie malinconiche di tempi andati.
Gli abiti leggeri che svolazzano al vento.
Camminare a piedi nudi.
La vertigine della montagna.
I film sotto la luna.
Il mare e i suoi ritmi.
La colazione sul balcone.
La ritualità antica del solstizio.
I pensieri leggeri per i cieli felici d’azzurro.
I libri accantonati durante l’anno, anche se ancora non ho scelto.

Oggi inizia l’estate.

Sono tutte le parole che ho dentro.

 

(In foto)
Poesie della notte, del giorno, di ogni cosa intorno di Silvia Vecchini e Marina Marcolin, Topipittori, 2014