Quest’anno l’estate ci attraversa secondo nuove regole, le vacanze saranno domestiche, forse più fugaci ma brilleranno comunque.
Spesso capita di adottare una parola, di farla simbolica, suggestiva, un ricordo che traccia ripartenze. Durante le mie letture ho selezionato quelle che mi sembravano più luminose, che ci fanno partire per un viaggio, almeno immaginario, perché probabilmente è il senso di libertà che più di tutto ci segnerà.
La prima parola, come la seconda, sono contenute in Lost in translation di Ella Frances Sanders (Marcos y Marcos). Il termine in questione è svedese.
La mia preferita, invece, è tedesca, e non poteva che far riferimento al contatto con la natura.
E poi…
Quando ho letto Heimat di Nora Krug (Einaudi), mi sono soffermata su tale termine, che al di là del contesto rivela un passaggio folgorante: il viaggio poi non è semplicemente tornare a luoghi familiari?
* da dizionario Treccani