Allo scadere di dicembre arriva quel momento dell’anno in cui si tirano le somme. Fare un bilancio significa capire cosa mi ha incuriosita, monitorare i miei gusti nell’arco del tempo e, in qualche modo, seppur non l’esplicito mai, confermare alcuni titoli da recuperare.
Il 2021, il mio, non è stato particolarmente entusiasmante, intendo leggere con spensieratezza e curiosità. Se i primi mesi sono stati promettenti, successivamente ho più volte avuto un forte calo di attenzione, apatia. Ho atteso gennaio per darvi la mia lista, nella speranza di avere qualche colpo di fulmine in chiusura dell’anno.
Brevemente: tra le mani sono passati pochi albi, da quando ho messo in pausa la rubrica Matite, inevitabilmente me ne sono occupata solo quando un titolo suscitava interesse, insomma ho fatto meno ricerca del solito; di narrativa ne ho letta molta, insieme a qualche saggio, che è un toccasana quando mi perdo per strada.
Sono più di dieci titoli, ordinati cronologicamente, tranne gli ultimi tre che sono i miei preferiti.
Ragazza, donna, altro di Bernardine Evaristo (Edizioni Sur) in un libro di racconti si concentrano Londra, razzismo, femminismo, ma si valica il genere, stereotipi in una scrittura che potrei definire quasi un flusso di coscienza.
Due libri che parlano di terre estreme, glaciali, nord e sud del mondo.
Islanda per giovani viaggiatori di Margrét Tryggvadóttir e Linda Ólafsdóttir (Il gioco di leggere) è una guida dedicata ai bambini, che mescola divulgazione e antropologia. L’isola di fuoco e ghiaccio svela tutti i suoi segreti naturali – in testi brevi e immagini colorate – folcloristici, sociali, mitologici.
Mentre in Antartide Mario Cuesto Hernando (Electa kids) racconta con piglio narrativo di una spedizione che lo vede in partenza, per poi passare a un tono decisamente divulgativo. Raquel Martin lascia a tutta pagina i suoi colori forti.
Non per me sola di Valeria Palumbo (Laterza) preso con scetticismo, invece si è rivelato una miniera d’oro di informazioni, un viaggio nella storia delle italiane attraverso i romanzi. Battaglie, trasformazioni, pregiudizi che gravitano intorno all’universo femminile fino a determinarne il ruolo sociale. Il lavoro è notevole per la quantità di fonti consultate, ma soprattutto per aver riportato a galla tante scrittrici dimenticate.
Léonie Bischoff condensa in un fumetto la vita di Anaïs Nin (Ippocampo). L’aspetto che più mi ha colpita è senza dubbio l’illustrazione, di ispirazione anni Trenta. Conoscevo grandi linee la storia dell’autrice francese, ma alcune fasi le ignoravo.
Sono affezionata a Su e giù per le montagne di Irene Penazzi (Terre di mezzo), per le illustrazioni e una storia che è soprattutto fatta di memorie. Certo, la montagna fa la sua parte, si rivelandosi attraverso le stagioni, specchio negli occhi dell’autrice.
Qualunque cosa scriva Ester Armanino so che mi piacerà. Già mi aveva colpita-e-affondata con Storia naturale di una famiglia, e non si è smentita con Contare le sedie (Einaudi), che porta in scena i tanti frammenti di sé. In qualche modo mi sono riconosciuta. Bellissimo.
Isole di Gavin Francis (trad. di Anna Lovisolo, Edt) l’attrazione per terre minuscole. La sua è una Cartografia da sogno che ha esercitato molta fascinazione su di me. È un diario, una mappa di desideri e meraviglie.
In La casa di Mango Street di Sandra Cisneros (trad. di Riccardo Duranti, La Nuova Frontiera)è la prospettiva il suo punto forte, di conseguenza anche la lingua. Un quartiere in una grande città americana, che sembra tutto un mondo, comprese le brutture e una bambina, adulta a un certo punto, che guarda con ingenuo disincanto.
Frequento i mercati cittadini settimanalmente, rientrano inoltre nelle tappe obbligatorie al pari dei musei o siti culturali quando viaggio. Ecco perché Paese che vai mercato, che trovi di Maria Bakhareva e Anna Desnitskaya (Donzelli) entra dritto in questa lista, per averne fatto di questi luoghi affollati di cibo e vita, materia di divulgazione, tra illustrazione, curiosità, ricette, storia.
Racconti. Le piramidi dei giorni di Daina Opolskaitė (Iperborea) un microcosmo di figure femminili soprattutto, dettagli, vuoti, desideri: in poche parole, imperdibile.
Sono tornati di maghi del pop up, Anouck Boisrobert e Louis Rigaud, con La montagna di Lù (Corraini) e poteva non incantarmi?
Nel regno di Nientepopodimenoché di Claudio Mencaroni e Serena Mabilia (Verba Volant Edizioni) è uno scrigno di poesia e speranza, stupore. È stato l’ultimo libro dell’anno che mi ha sorpresa, non aggiungo altro.
È il terzo libro di montagna: Altri voli con le nuvole (Salani) è un racconto per immagini, gli acquarelli di Nicola Magrin scivolano sulla pagina in un racconto ciclico – dalla Valmalenco fino al Canada, il Nepal, l’Alaska, e ritorno – e al tempo stesso come un lungo ricordo in cui il tempo è solo un’appendice. Seppur la mia montagna è di prossimità, gli Appennini, in queste pagine ho percorso quei sentieri.
Il pastore d’Islanda di Gunnar Gunnarson (Iperborea) storia nordica, natalizia sui generis, ma soprattutto una parabola. Ho rimandato la lettura per anni, poi sono capitolata.
Fari. Jazmina Barrera li sogna, ne scrive, li colleziona sul suo Quaderno dei fari, appunto (La Nuova Frontiera), fino a rendere il racconto una curiosa cronaca di viaggio. Un’iconografia o mappatura che mescola felicemente Storia, arte, letteratura, memorie intime e nostalgici guardiani. È il libro che avrei voluto scrivere io, il mio preferito del 2021.