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Le mie letture

L’estate nordica di Astrid e Tove

Solstizio d’estate, che celebra circa cento giorni che verranno. E oggi il pensiero è nordico.

La notte di mezza estate, su al nord, ha la sua aura magica, una mitologia, al pari del Natale. Senza dimenticare la coincidenza con i festeggiamenti di San Giovanni, che pure nell’Europa del Sud, non mancano di rituali.

In Finlandia è Juhannus: tradizione vuole che si accendano i falò (kokko), come buon auspicio per un raccolto abbondante e allontanare gli spiriti maligni. La notte si accende di festa, musica, tradizioni.

La luce intramontabile, letteralmente, è la qualità che si attribuisce alla Scandinavia (come ho potuto constatare), colori netti, quasi un rifiorire dopo il buio invernale. Più a nord si va più si avrà la possibilità di vedere il sole di mezzanotte.


Raggiungo Astrid Lindgren e Tove Jansson. Il mio viaggio è marino, verso due arcipelaghi, svedese e finlandese, e una promessa d’estate.

Vacanze all’isola dei Gabbiani (Salani), ha come approdo l’ultima isola dell’arcipelago, abitata d’inverno da sole venti persone ma nel romanzo di Astrid Lindgren diventa affollata.
Il primo capitolo, Un giorno di giugno, vede un vaporetto, il Gabbiano I, salpare di buon’ora da Stoccolma: la famiglia Melkerson – Merker, Karin, Niklas e Johan, Pelle – la raggiunge per la prima volta. Merker ha affittato una casa a scatola chiusa, che a quanto confermato dall’agenzia, è una meraviglia già dal nome: Vecchia Falegnameria.
Quando sbarcano, piove a dirotto, li accolgano lo stridio acuto dei gabbiani, un forte odore salmastro e una bambina con il suo cane, Melina e Nostromo, e soprattutto un’abitazione che non corrisponderà alle aspettative.

Karin registra sul suo diario, nonostante tutto, l’impatto con l’isola:

Karin, Karin, dove sei stata finora? Quest’isola era qui a attenderti, calma e silenziosa all’estremo limite dell’arcipelago […]. … Così bella da strapparti il cuore, e tu non la conoscevi neppure! E non è terribile?

Che cosa avrà pensato Dio nel creare quest’isola? ‘Voglio fare una mistura speciale’ – ecco che cosa avrà pensato – ‘Voglio che sia brulla nei tanti piccoli scogli grigi e scabrosi; ma voglio che sia anche verdeggiante di querce e betulle, prati e cespugli in fiore: sì, perché voglio che trabocchi di roselline di macchia e folti e candidi biancospini in attesa di quel giorno di giugno, quando, fra milioni di anni, vi approderà Karin Melkerson’

Dimenticando gli inconvenienti iniziali, il racconto prosegue ricco di avventure e imprevedibilità, soprattutto «il sole di giugno continuava a inondarli del suo generoso splendore, e loro, beatamente distesi, sentivano in tutte le membra l’estate, meravigliosamente, indescrivibilmente bella».

La fugacità della stagione è un elemento che accomuna entrambe le storie, Vacanze all’Isola dei Gabbiani e Il libro dell’estate, invitano a cogliere ogni momento, tanto che lo stesso Merker spezza un dente dal pettine per ogni giorno trascorso sull’isola; Sofia nel racconto di Tove Jansson, a agosto ha già le prime avvisaglie d’autunno e cieli cupi. «È ancora estate ma l’estate non c’è più.»

Apro una parentesi. In entrambi le opere, la parità tra adulti e bambini è un punto cardine, tanto evidente in Melina e Merker quanto tra la bambina e la nonna protagoniste del Libro dell’estate, che attinge pienamente al pensiero educativo di Ellen Key, pensatrice del primo Novecento.

Punto però la lente d’ingrandimento sul giorno più magico dell’anno, appunto il solstizio.

Quel che accade la notte di mezza estate lo sapremo dalle pagine del diario di Karin. Le premesse ci sono tutte: il volo allegro delle rondini, l’abbondanza dei fiori, la baia di un azzurro splendente.
Mentre il vaporetto giunge, gli isolani si annidano sul molo per cantare. Karin veste un abito celeste. Persino Melina sorprende tutti in bianco.
Krister sbarca e i due fratelli non lo vedono di buon occhio, i quali temono che la sorella possa abbandonarli.
Karin ha una valanga di desideri da realizzare, ballare, godersi la baia degli Jansson in solitudine. I suoi fratelli, però, scombinano i suoi piani.
La pioggia è imprevedibile qui al nord, ma ciò non toglie che in qualche modo il 24 giugno possa prendere la giusta piega.

Il titolo Il libro dell’estate (Iperborea) è un preludio incantevole di una stagione che sembrerebbe infinita, tanto da trovare corrispondenza nei successivi soggiorni.

L’isola di Sofia e di sua nonna, è situata nel Golfo di Finlandia. È grigia di rocce, dalle sfumature giallastre, e il sole si specchia sui fondali sabbiosi. È spesso funestata dal vento, e persino fare il bagno nei giorni caldi diventa un’impresa.

Anche Tove Jansson aveva trovato dimora, con la compagna Tuulikki, sulla microscopica Klovharun, sempre nel medesimo arcipelago.
«C’era sempre su quell’isola, da una direzione o dall’altra. Un rifugio per chi lavora, un giardino selvatico per chi cresce e per il resto solo giorni che si susseguono a catena mentre il tempo scorre».

Le vacanze delle due protagoniste sono cronache per lo più solitarie. Nell’arcipelago accadono solo piccole cose, ma di una grandezza tale da qualificarle, agli occhi della bambina, come avventure picaresche. Pure gli ospiti sono sporadici. Come accade il giorno di mezz’estate, che Tove non risparmia di particolari.
I preparativi per il solstizio estivo seguono una certa prassi, una grammatica intima. Nonna e nipote raccolgono i rami di betulla, sorbo e i mughetti una quantità smisurata da trasformare la casa in un giardino. È il bianco a predominare.
Il pranzo prevede aringhe e carne di maiale, per contorno patate e due tipi di verdura. Il dessert è deludente, solo pere sciroppate.

È vietato accendere le luci la notte di mezza estate, non si può rompere l’incantesimo che da lì a qualche ora si rivelerà.
Con la barca si raggiunge il largo e si aspetta i bagliori dei fuochi a partire dalla costa nord.

E senza tregua le benedizioni di San Giovanni sobbalzavano sul Golfo di Finlandia in quantità sempre più grande. Lontano, sopra la terraferma, si alzò qualche razzo, scoppi di una luce antica contro il cielo grigio mezz’estate.

La prima e l’ultima foto sono tratte da La nuova cucina del Nord di Simon Bajada (Guido Tommasi Editore)