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I piccolini Le mie letture

Playlist di gennaio, in onda

Che il 2022 si sintonizzi sulle trasmissioni giuste, altrimenti siamo fritti. La metto così, vado dritta al punto. Approfitto di questo articolo di chiusura del mese per lanciare un po’ di acqua santa sull’anno appena iniziato. Chiamiamola speranza.

Gennaio è il mese più crudele, altro che aprile. I giorni sono lenti come quando non si riesce a combinare nulla d’interessante; per rendere meglio l’idea li paragonerei a un rubinetto che gocciola. Fastidiosi.

In breve: sto guardando molti film, il primo è stato Piccole donne di Greta Gerwig, apprezzando la scelta non lineare degli eventi (Jo è sempre Jo, chiunque la interpreti), per dedicarmi poi ai miei soliti francesi; per quanto riguarda le letture, ho inaugurato l’anno nel migliore dei modi.

Domani è febbraio, è tempo di Sanremo e della terza stagione dell’Amica geniale.

I libri

La prima lettura dell’anno: favolosa. Avevo pensato di leggere Il quaderno scomparso a Vinkovci (trad. di Estera Miočić, Keller) appena era uscito, Dragan Velikić non mi è estraneo.

La materia del libro ha a che fare con la propria storia familiare, narrata in prima voce, per poi nella seconda parte ribaltare la prospettiva, riavvolgere il filo e vedere tutto con occhi diversi.

Ogni storia ha tante versioni quanti sono i suoi partecipanti, principali o secondari che siano, testimoni muti, oppure narratori ossessivi capaci di entrare in contatto con gli eventi che li hanno preceduti.

Una madre che non smette di esplorare il passato, per mantenere viva la memoria: «il suo imperativo era ricordare, non inventare».

È una famiglia di girovaghi, si spostano spesso per il lavoro del padre. È il 1953, l’arrivo a Pola è guastato da un furto durante il viaggio, che comprende la sparizione di un taccuino della madre, in primis un elenco di alberghi nei quali soggiornano.

Negli anni, l’accaduto ritorna frequentemente, segno che non è mai stato superato.

Velikić si immerge nella vita di quel tempo, tenta di decifrare i segni e i volti che hanno costellato il vissuto familiare.

«Lo ricordo bene».

«E allora perché non ne scrivi?»

A Pola si affianca la Salonicco di Lisetta, vicina di casa, con una storia personale e

anch’essa legata a un hotel e a una città irriconoscibile dopo i primi anni Venti del secolo scorso. Ma si dispiega un mondo che non c’è più – Spalato, Belgrado, Trieste, Fiume, Lubiana, Zagabria – stratificato e sempre pronto a esplodere.

Se c’è un gesto, un verbo, che percorre il libro è sospirare, come cita persino il titolo Mille sospiri di Ioanna Karistaniani (trad. di Maurizio De Rosa, Edizioni e/o).

È un giallo, un genere lontano dalle mie corde, ma ho ritenuto fosse l’occasione giusta per misurarmi con la letteratura neogreca, che da noi giunge con il contagocce. È stato curioso, appagante appropriarsi di suoni, grammatiche antiche, che non ho mai studiato.

Torniamo al libro. I sospiri sono quelli di Amelìa, Nikitas, Pighì, Stelios.

È una Grecia non da vacanza, priva dei cliché, un’isola sperduta ma non scollata dalla realtà che vuole in primo piano crisi economica, i rifugiati, che racconta una vicenda di perdita e redenzione, anche in flusso stagionale che diventa simbolo.

I fatti risalgono al novembre 2015, intrecciandosi con un presunto incidente avvenuto quarant’anni addietro. La morte misteriosa di Stelios, marito di Pighì resta legata al quel brutto fatto. Ma soprattutto mette in luce quanto la donna non conosca l’uomo, ne dubita persino quando si tratta di riconoscerlo.

Il giallo resta ai margini, è forse un pretesto per porre l’attenzione su una forte amicizia femminile – le tre P, Pighì, Popi e Pepi – su un’isola che vive di luce propria. «La nostra terra è fatta di mille sospiri.»

L’altopiano di Cairngorm, Scozia, Nan Shepherd lo percorre da sempre, è casa sua. La montagna vivente (trad. di Carlo Caparano, Ponte alle Grazie, Cai) resoconto delle sue esplorazioni, ha una qualità: vive, roccia, acqua, insetti, fiori, gelo, sole che convogliano in questa entità chiamata montagna.

E lo s’intuisce dalla scrittura così sensoriale, acuta, aderente alla natura che ha intorno. Shepherd non lesina in dettagli, incontri, impressioni; i suoi piedi, la vista, il tatto, l’olfatto sono il metro di misura per conoscere ciò che più ama.

I capitoli sette e nove, dedicati alla flora e alla quotidianità in alta quota, sono stati per me i più coinvolgenti, ho sottolineato molti passaggi.

È un racconto atemporale, potrebbe essere depositario di anni o circoscritto a una sola giornata, rientra a pieno titolo nella letteratura di viaggio. Per chi non fosse avvezzo, deve sapere le riflessioni personali hanno maggiore preponderanza rispetto a una narrazione classica, quindi, potrebbe risultare tedioso.

Dunque, pur essendo stato scritto durante gli anni bui del Novecento, vede la luce solo nel 1977, Robert Macfarlane ne cerca i motivi nella puntuale prefazione.

Era da troppo tempo che rimandavo la lettura, l’ho trovato un buon libro, che esprime lo stupore dell’autrice, in alcuni punti confesso che sono dovuto tornarci più volte proprio per quella caratteristica di questo genere.

Nan, ti sento urlare da lassù.  

« Così me ne sto distesa sull’altopiano […], sopra di me l’aria azzurra, […] la montagna totale».

Il signor Alce di Davide Calì (Kite Edizioni) è un racconto di riti e silenzi, ma anche di amicizie sincere. Alce, come testimoniano i toni caldi e autunnali di Richolly Rosazza, si sta preparando alla stagione fredda: fa scorta di legna, fa prendere aria a un maglione assalito dalle tarme, gusta la prima zuppa calda e pregusta il calore del camino. Vive ai margini del paese come Bruno che avuto un incidente. Ecco, dunque, due solitudini che nel momento della necessità si incontrano e coltivano un legame che potrebbe essere duraturo, oltre il freddo invernale.

Mi piace moltissimo il tratto di Rosazza, che ho incontrato in più occasioni, le linee morbide, i profili un po’ surreali, per non parlare della tavolozza di colori.

C’è una tavola in particolare che mi incanta, il gioco di luci che filtra dalla finestra quando il protagonista constata che il maglione deve essere sostituito presto con uno nuovo.

Le curiosità

Un’immagine al giorno dallo spazio

Una playlist sui libri e sulla letteratura

Ecologica

Vi propongo la ricetta del mio burro corpo solido (dosi per 2) che mi ha risolto i problemi di screpolature invernali:

  • 25 gr di burro di karitè;
  • 25 gr di cera d’api;
  • 20 gr di olio di mandorle;
  • 15 gr di olio essenziale preferito

Sciogliere a bagnomaria la cera d’api, il burro di karitè. In seguito aggiungere l’olio di mandorle. A fuoco spento l’olio essenziale. Amalgamare gli ingredienti. Versare il liquido in stampi di silicone (per i dolcetti) e raffreddare. Conservare in un vasetto di vetro e tenere a portata di mano quando fate la doccia o il bagno. Usare sulla pelle umida.

La canzone

Domani è un altro giorno di Ornella Vanoni (1971)

Il film

La douleur di Emmanuel Finkiel (2018)