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Le mie letture

Playlist di ottobre, bussare alla porta

E ad un certo punto l’autunno bussò, disse “sono io, finalmente”. Arrivata a metà mese oramai non ci speravo più, credevo infatti di dovermi sorbire ulteriori giornate estive senza nemmeno una goccia di pioggia. Poi qualcosa è cambiato e repentinamente – non è un avverbio a caso – è arrivato con temperature più basse, giacche e maglioni.

E per l’occasione ho rifornito di stecche di cannella e tè nero la mia dispensa.

Sì, ottobre è un bel mese.

I libri

Gli anni (trad. di Lorenzo Flabbi, L’orma) è stato il primo approccio a Annie Ernaux, sbagliando. Dopo circa dieci anni ci riprovo e confesso che all’inizio ho avuto le medesime sensazioni della prima volta. Infatti, dopo trenta e più pagine sono riuscita ad accomodarmi sulla sua scrittura frammentaria in un sali-e-scendi di eventi, una lunga corsa temporale dagli anni ’40 al 2006. E quindi, è ancor più difficile tentare di stabilire una trama.

Il libro si può considerare come una collezione di fotografie personali e collettive, in cui emerge chiaramente la partecipazione a un’epoca o più epoche che ha investito la Francia. E tal proposito Ernaux adotta agevolmente la prima persona, l’impersonale e il plurale. Più volte parla di fallimento generazionale del movimento sessantottino, dello spegnimento di quel fuoco rivoluzionario e dell’adeguarsi ai canoni del sistema. Scrive in conclusione:

Non sarà un lavoro di rievocazione nel senso più consueto, ossia volto alla stesura narrativa di una vita, a una spiegazione di sé. Si guarderà dentro solo per ritrovarci il mondo, la memoria e l’immaginario dei giorni passati, per cogliere i cambiamenti […].  

[…] per restituire, ritrovando la memoria della memoria collettiva in una memoria individuale, la dimensione della Storia.

Guadalupe Nettel è tornata con La vita altrove (trad. di Federica Niola, La Nuova Frontiera), nella forma con cui l’ho conosciuta, i racconti. Rispetto ai titoli precedenti, questa raccolta è più canonica, meno incisiva o sorprendente, pur restando di qualità. Sulla tessitura e anche sul finale non si può avanzare alcuna critica, se non che manchi la sua impronta. Mi riferisco al correlativo oggettivo che caratterizza la scrittura e che ho ritrovato solo in Albatri vaganti e Un bosco sottoterra. Per me questa è Guadalupe Nettel, quella dei racconti citati, e La vita altrove. Ma ripeto: è un’ottima raccolta.

Le storie si muovono sempre sul filo sottile del reale e del sogno, del segreto e della superficie, dell’infanzia e del mondo adulto, persino distopico; si insinuano nelle vite altrui.

Camminavamo insieme sui sentieri lastricati, mano nella mano, ma in realtà seguivamo due strade opposte: io tornavo all’infanzia mentre lui voleva solo rifuggirla.

Chiudo con il libro che più mi ha entusiasmata, che è un ritorno deciso alle narrazioni che preferisco quando sono stanca di leggere narrativa: L’uomo con lo scandaglio di Patrik Svensson (trad. di Monica Corbetta, Iperborea). Il sottotitolo, Storie di mari, abissi e meraviglie, apre le porte alle avventure, anche impensabili:

quelle che parlano del ruolo di noi esseri umani nel mondo, del nostro rapporto con la natura e con la vita nelle sue diverse espressioni, del posto stessi che occupiamo nell’esistenza.

Di epoca in epoca si rinnova lo spirito di Ulisse: «l’idea dell’ignoto è insopportabile», dice l’autore, è il motore della conoscenza, dello spingersi oltre i limiti noti. Curiosità e fantasia fanno rima con scoperta, ma spesso scoperta non fa rima con rispetto come nel caso di Ferdinando Magellano e di tantissime conquiste, come della caccia al capodoglio. Solo a posteriori si discute di certe azioni riprovevoli.

Ci sono, però le storie minute. Un panettiere scozzese, Robert Dick, ha dedicato il suo tempo libero alla sola cosa che gli procurasse gioia: la conoscenza. Per ostacoli familiari non ha potuto studiare, tuttavia riuscendo con i mezzi a disposizione di interessarsi all’osservazione diretta della Natura. Raramente il suo impegno è stato riconosciuto dal mondo accademico, secondo una consuetudine che si è ripetuta in altre occasioni. Nel 1845 rinviene un fossile, un pesce primordiale con una caratteristica particolare: solo nel 2014 si è compreso che costituisce una tappa fondamentale dell’evoluzione.

È il 1960 per la prima volta due uomini sono a contatto con la notte eterna, per la prima volta Jacques Piccard e Don Walsh raggiungono, con il batiscafo Trieste, 10 mila metri di profondità, l’abisso Challenger. Il silenzio, l’incredulità dei due, la vita che si consuma metro dopo metro, fino a reinventarsi con la fantasia. Anni dopo, qualcun altro è tornato, avvistando sul fondale nero una busta di plastica.

L’oceano è l’elemento più impenetrabile, record e conquiste sono per lo più terrestri. Depredato delle risorse, pone interrogativi persino in contraddizione con le azioni umane.

Le parole di Rachel Carson (com’è commovente e meraviglioso il suo racconto!) sono state un monito: «il mare non esiste per noi, siamo noi che esistiamo grazie al mare, e quindi la sua vulnerabilità è anche la nostra».

Le curiosità

La musica nei film di Wes Anderson

Viaggio fiabesco nelle regioni italiane con Italo Calvino

Ecologica

Alcolici sfusi? Sì, certamente, da acquistare nei negozi dedicati, portando da casa una bottiglia per riempirla con vino o birra, così da evitare ulteriori rifiuti di vetro.

Il film

Lo scrittore sugli alberi (link diretto al film) di Duccio Chiarini (2023)