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Fuori dai libri

Cassola e io

Qualche anno fa ero particolarmente in vena di esplorazioni della vita selvatica, avevo da poco conosciuto i sentieri, le cime e cercavo anche in letteratura qualche titolo che potesse dare seguito al mio acerbo interesse.

Per caso è sbucato Il taglio del bosco, che è diventato il mio libro preferito – almeno per ora – di Carlo Cassola, una raccolta di storie perfette, credo le più riuscite della sua produzione.

Il bosco, riservato solo al racconto omonimo, e il dramma di Guglielmo si compenetrano l’uno con l’altro.

In una corrispondenza con Italo Calvino del 1951 (I libri degli altri, Einaudi):

Il taglio del bosco che mi sembra dia la misura migliore del Suo impegno, e la chiave del Suo stile. Nel Taglio del bosco un sentimento di dolore è tutto sottinteso ad un paesaggio, a un trascorrere d’ore, alla descrizione minuziosamente tecnica, lucida fino alla disperazione, delle giornate del taglio.

Poi i successivi racconti sono un inquadramento del contesto storico e culturale, del dibattito e delle contraddizioni dei movimenti politici in seguito alla Liberazione.  

Da questo momento in poi ho eletto Cassola tra gli scrittori di cui avrei voluto sapere.

Faccio un passo indietro. Il primo incontro è avvenuto con il suo libro, mentre tentavo di recuperare qualche Premio Strega. Con La ragazza di Bube il 6 luglio del 1960 Cassola lo vinse, tra le polemiche di Pier Paolo Pasolini che appoggiava Il cavaliere inesistente di Italo Calvino, tacciandolo di tradimento degli ideali neorealisti.

Erano quegli anni in cui si era invischiati fino al collo con la politica, persino un partito poteva accusarti di una visione antieroica del romanzo.

L’impegno non si esaudiva con un post da megafono sui social, ma le sedi erano i giornali, riviste, i partiti. E si discuteva fino a dissentire, allontanarsi, riappacificarsi in alcuni casi. 

Guardando la versione cinematografica di Luigi Comencini mi sono accorta che apre con dei primi piani di Claudio Cardinale su un treno (mezzo che ricorrre spesso nei libri di Cassola). Gli occhi di Mara raccontano un pezzo di storia italiana, come nei già citati racconti del Taglio del bosco, il periodo della Resistenza e post Liberazione.

L’estate del 2017 l’ho dedicata alla Visita, che con Alla periferia, costituisce l’esordio fiorentino della sua scrittura. Solo successivamente furono pubblicati da Einaudi in un volume contenente La moglie del mercante. Eppure ho letto consapevolezza, il senso della ricerca e non quel che caratterizza gli emergenti.

Su Ferrovia locale avevo puntato molto, sperando di trovare qualche legame con la piccola stazione del mio paese, dopo gli anni di gloria, è stata retrocessa al traffico locale. Non è scattato nulla e non perché una trama non c’è, il libro è puramente descrittivo di vite minuscole che non decollano, ma che nelle fermate ferroviarie trova un senso di esistere proprio come in quella sacra mappatura dei luoghi tanti cari all’autore, che era romano e trascorreva lunghi periodi tra Viareggio, Volterra, Grosseto e Cecina per le origini materne.

Il più recente delle mie letture è Tempi memorabili, ritrovo un giovanissimo Fausto, che non ama il mare, come Cassola che lo guarda da terra. E come lo scrittore trascorre le vacanze a Marina di Cecina, dopo i mesi invernali a Roma. Fausto è il suo alter ego, che ritornerà in più occasioni.

La solitudine di Fausto è la cifra del racconto, che sembra farsi pubblico della vita di un’estate di attesa e promesse che per lui resterà comunque irripetibile.

La mia libreria accoglie Storia di Ada, Un cuore arido, Fausto e Anna, Il cacciatore, Paura e tristezza.

Il 17 marzo 1917 nasceva Carlo Cassola.

Bibliografia dell’autore