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Fuori dai libri

Le mie letture prima di aprire il blog

Ogni tanto penso a come evolviamo, in relazione al contesto, ai fatti della vita, alle folgorazioni, alle suggestioni che alimentano i sogni. Come un vestito che ci piaceva tanto all’improvviso lo vediamo pieno di difetti, nel taglio o nel colore. Ho da poco riaggiornato il blog, la sua grafica, per una questione di pulizia. E persino la lettura rientra, almeno per me, in questi movimenti.

Ho iniziato a leggere tardi, intorno agli 8 anni (storia già raccontata), ci sono stati lunghi periodi in cui non ho aperto libro, semplicemente perché non ne avevo motivo. Quando ho iniziato a scrivere in questo spazio, non avrei mai creduto di arrivare al traguardo dei 7 anni. E se guardo indietro, il mio racconto da lettrice ha subito degli scossoni.

Che lettrice ero prima di questa avventura?

Leggevo molti classici, credevo che non mi avrebbero delusa, al massimo sarei passata un altro titolo del medesimo autore. In particolare i francesi. Ricordo che in un immobile agosto, preparavo un esame da sostenere nella prima sessione utile, e mi perdevo nelle pagine di Madame Bovary di Gustave Flaubert (l’ho ritrovato in un volume di geografia sull’analisi dell’importanza contesto socio-culturale). Ho sempre faticato con gli inglesi, a esclusione di alcuni scritti di Virginia Woolf.

Invece gli italiani, spesso noiosi, me li concedevo per le ultime pubblicazioni, soprattutto tramite il passaparola. L’unica pecca: mi lasciavo sedurre dalle importanti case editrici, dagli autori altisonanti. Insomma, facevo poca ricerca.

Durante gli anni universitari, persino tutt’ora, la biblioteca era un punto di riferimento importante, sia per il beneficio del dubbio sia per questioni economiche.

Non ci crederete ma snobbavo la letteratura scandinava, non mi avvicinavo neanche. Un pomeriggio in libreria avevo rivoltato più volte tra le mani un volumetto Iperborea, forse un Arto Paasilinna: non mi aveva colpita il titolo, né il formato, né la copertina. Non comprendevo nulla. Un mondo lontano da me mille miglia, poi ricredermi con gli anni. L’importante è non porsi limiti, porsi in modo rigido di fronte alle novità.

Se metto a fuoco, nel mio curriculum apparivano con rarità gli editori indipendenti, mi affidavo ai maggiori in particolare Einaudi e Feltrinelli. Durante la gita scolastica a Ferrara avevo acquistato Isabelle Allende, La casa degli spiriti, e Gabriel García Marquez, Cent’anni di solitudine, non perché avessi una reale simpatia per i sudamericani. Erano noti, punto.

Mostravo tutte le lacune, una mente acerba e forse poco curiosa. A mia discolpa posso solo aggiungere che all’accesso a internet era un privilegio, come alla biblioteca, un’oasi durante il periodo universitario. Avevo pochi strumenti e mi facevo strada con difficoltà.

Aprire un blog, andare in qualche modo oltre l’atto pratico della lettura, mi consente di avere uno sguardo ampio sulle realtà editoriali, selezionare titoli e autori che si possano connessi con il mio sentire attuale. L’unico punto negativo che do molta attenzione alle novità rispetto al catalogo che vorrei recuperare.

Sempre meno leggo i maggiori editori, se non perché davvero interessata a una collana, una tematica o affezionata a scrittori come Mario Rigoni Stern.

Con il tempo gusti si sono affinati, sintonizzati ai cambiamenti personali e di pensiero. Sono piena di sfumature che anni fa non avevo.