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Fuori dai libri Le mie letture

Playlist di giugno, immaginavo prati

Ho immaginato giugno così, distesa su un prato a sonnecchiare, invece il caldo insopportabile (è un problema sempre più gigante) e gli impegni l’hanno fatto restare un sogno.

Un’eccezione: sono tornata sull’appennino, l’ultima domenica di primavera, mi sono stupita dei boschi, del silenzio, delle incredibili fioriture – giallo, azzurro, violetto, bianco. Una parentesi di vita.

I libri

Sono solo due, il primo di cui parlerò mi ha tenuta incollata per buona parte del mese. L’ho inframmezzato con l’altro, seppur non sia mia abitudine dedicarmi a due letture contemporaneamente.

561 pagine. Storia del mare di Alessandro Vanoli (Laterza). Un libro titanico di Storia, geografia, geologia, letteratura, un’enciclopedia dell’acqua salata dagli albori fino ai giorni nostri, in tutte le sue sfaccettature. È puntuale in riferimenti, date, e al tempo stesso ricco di curiosità con un guizzo narrativo che lo rende piacevole. Alla fine equivale a un ripasso, a una scoperta di cose non note. Galeoni, carte nautiche, miti e leggende, trattati, guerre, spezie, schiavitù, uragani, animali, gerghi e lingue e tutto il corredo di personaggi che hanno deciso di praticare il mare, antico e contemporaneo.

L’autore si interroga sulla parola, all’inizio è un’immagine, poi diventa idea politica e commerciale:

Thàlassa si chiama il mare in greco nella sua completa acquatica genericità. Lo pensavano come passaggio ampio; una vasta apertura; e soprattutto un elemento e un luogo complementare alla terra e al cielo.

Successivamente qualcosa cambia, diventa relazioni, conquista, per sciogliersi un racconto millenario che ci identifica nel bene e nel male. Ecco, dunque, che il punto d’osservazione è tutto marino.

Ho po’ patito le prime quaranta pagine che raccontano la creazione della Terra solo perché non sono interessata all’argomento. Poi invece si apre tutt’altro scenario.

Vanoli, a mio parere, dà il meglio di sé quando racconta il Mediterraneo, si capisce che ne conosce ogni onda, insenatura, sembra quasi che gli sia amico. In un passato recente si è già misurato in un altro libro a quattro mani (alcuni passaggi sono riproposti, inoltre lo consiglio come premessa più agile a questo volume).

Dunque costruisce intorno una rete in cui il mare è protagonista assoluto insieme agli uomini che l’hanno scelto come destino.

Margarita Liberaki, invece, rientra nella mia recente incursione nella letteratura greca moderna. Ho atteso giugno per dedicarmi a Tre estati (trad. di Massimo Cazzulo, Crocetti), inevitabilmente con un titolo così suggestivo non avrei potuto leggerlo fuori stagione. L’azzurro vivace della copertina (grazie a Dio, migliore rispetto alla prima edizione) rispecchia pienamente il sentire della storia.

Chi racconta è Caterina, la minore di tre sorelle; le altre sono Maria e Infanta. Vivono a Kifisià, non lontano da Atene. Ma la dimensione che Liberaki costruisce intorno, la fanno percepire più distante, anche per la cura che riversa in questa terra verdissima.

Inizia con un dettaglio, uno sguardo su cappelli di paglia indossati dalle ragazze, differenziandosi per l’ornamento – ciliegie, non-ti-scordar-di-me e papaveri.

Le estati sono bucoliche, luminose: è come aprire la finestra al giorno che nasce, si balla insieme alle ragazze, si sussurrano segreti, ci si annoia all’ombra di un albero, ci si perde nella natura. Ho messo a fuoco ogni scena, sempre, la scrittura dell’autrice è rapida senza intoppi.

Gli autunni e gli inverni sono solo parentesi, nell’attesa che si metta in moto la vita, con gioie e delusioni, turbamenti e sorprese. È a tutti gli effetti un romanzo di formazione, che disegna il passaggio dall’adolescenza alla maturità, che riaggancia i fili del passato.

Così scorrono i giorni. Finora non ce ne rendevamo conto. Ci bastavano i ricordi e le attese. Ma ci siamo svegliate. Non possiamo più restare di fronte al sole con gli occhi socchiusi, lasciare che la pelle ci bruci, controllando l’abbronzatura. Neppure la ginnastica mattutina ci piace più come una volta.

Ecologica

Ogni estate, pure prima, arriva il meraviglioso incontro con le zanzare.

Stanca di spruzzare sulla pelle intrugli di dubbia qualità e efficacia, oltre che dannosi per l’ambiente persino nelle confezioni, quest’anno ho provveduto a reperire uno spray di oli essenziali non graditi a tali: è di Tea Natura. Aggiungo anche quelli di Olfattiva. In entrambi i casi sono in vetro e non in plastica. Comunque, prodotti simili si trovano anche in farmacia.

La canzone

Tudo no amor dei Clã (2019)

Il film

Cigar au miel di Kamir Aïnouz (2021)