Qualche giorno fa ho riletto i vecchi articoli che aprono ai tanti gennai precedenti, pieni di “leggerò” e giù di lì una bella lista. Promettevo a me stessa illusioni, giuravo di recuperare titoli che non ero riuscita durante i tanti 365 giorni trascorsi. E allo scadere del 31 dicembre, mi rendevo conto che non portavo a termine gli obiettivi (se la lettura potrà mai esserlo), mi comportavo da marinaio. Ecco perché non credo ai buoni propositi letterari: io ne sono la prova.
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Leggere la montagna
Ricordo come fosse ieri la prima volta che vidi la grande montagna. Scintillava nella placida maestà d’una luna settembrina e pareva, nell’immobilità della notte autunnale, l’incarnazione stessa del mistero, la dimora ideale per gli spiriti di cui, stando alle antiche leggende, pullulano le pendici sferzate da massi. Da quell’istante fui uno dei più reverenti adoratori della grande vetta, e ogni qualvolta la roccia possente appare sull’orizzonte lontano, ne saluto l’avvento con devotissima gioia.